Generazione Z: la nuova visione del lavoro

Tabella dei Contenuti

Introduzione

Attraverso una piccola premessa, volevo parlare di come il mondo del lavoro è mutato nel corso dei tempi, per poi arrivare al tema principale: la visione e il rapporto della generazione Z con il mondo del lavoro.

In ogni periodo storico vissuto o studiato, la società evolve.

Evolve in base a tanti fattori che determinano il periodo storico come: la politica, l’economia o gli avvenimenti naturali.

Nell’epoca attuale questi aspetti non sono venuti a mancare e di conseguenza la società si è adeguata ed è mutata.

Se solo pensiamo che cento anni fa, una briciola rispetto alla storia dell’uomo, tutto ciò che di tecnologico abbiamo adesso, non esisteva.

Era il 1920, era finita da due anni la prima guerra mondiale. Il mondo era alle prese con la ricostruzione post guerra, con la crisi economica, con i conflitti sociali, con le questioni di confine, con le tensioni nazionali, con la crisi politica, con l’emergere dei totalitarismi, con i conflitti ideologici… 

Mentre adesso siamo nell’era dell’avvento del digitale, delle invenzioni tecnologiche, dell’ascesa dell’intelligenza artificiale, degli acquisti online…

Il mondo del lavoro oggi

L’avvento del digitale ha determinato cambiamenti sociali, economici e politici, modificando così la società in cui viviamo e di conseguenza molte cose si sono dovute reinventare. Fra queste anche il mondo del lavoro.

Oggi parliamo di lavoro agile, smart working, industria 4.0, automatizzazione, big data… ovvero una totale mutazione della concezione di lavoro che un tempo avevamo.

Proprio a causa del grande cambiamento a cui il mondo è stato soggetto, all’interno della società, e in maggior modo fra le nuove generazioni, si ha una visione diversa del lavoro: nuove aspettative, nuove esigenze, nuove modalità, nuove competenze.

 

automatizzazione

Rapporto generazione Z – lavoro 

L’agenzia del lavoro Umana, con la collaborazione scientifica dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto G. Toniolo di Milano, ha avviato un’indagine su scala nazionale, volta a capire il rapporto delle nuove generazioni con il mondo del lavoro e a scopi di fornire informazioni utili ai processi di selezione delle organizzazioni e dei recruiter delle imprese.

La generazione che più ha vissuto, e sta vivendo, questo cambiamento è la cosiddetta generazione Z. Generalmente circoscritta fra chi è nato nella metà degli anni 90 fino al 2000:

È la prima generazione che non ha memoria diretta degli anni 90, che ha visto colpire in pieno i millennial dalla crisi economica, che ha assistito a pieno all’avvento della tecnologia e quindi all’uso di internet e alla nascita dei Social Media.

Inoltre è la prima generazione che sta vivendo l’enorme problema della disoccupazione del nostro paese, della perdita di fiducia nella politica e nell’istituzione. 

Tutti aspetti che vanno a determinare la loro visione del lavoro e del mondo in generale.

Indagine generazione Z – lavoro: Fase 1

Il primo step dell’indagine mostra che alla domanda “il lavoro è per te…” la maggior parte dei ragazzi della generazione Z ha risposto: uno strumento per procurarsi reddito. Al secondo posto, un luogo di impegno personale, e infine, un modo per affrontare il futuro.

Già queste risposte ci danno modo di  riflettere. La generazione Z, come prima specificato, essendo stata caratterizzata e cresciuta in un periodo di crisi e di instabilità finanziaria, punta più su aspetti materiali, che sulla propria auto-realizzazione.

Ciò non vuol dire che l’auto-realizzazione per loro non sia un aspetto importante. Tuttavia viene messo in secondo piano rispetto a fattori più materialistici, come ad esempio un buon stipendio.

La conferma di quanto detto la troviamo nel secondo step dell’indagine. Dove alla domanda “cosa valutate in un’offerta di lavoro”, le percentuali di risposte più ampie sono state: livello di remunerazione, tipologia di contratto, la coerenza con le passioni e interessi e la prospettiva di carriera.

Questi dati però sembrano anche suggerire che oltre il desiderio di poter sostenere una vita tranquilla per quanto riguarda il reddito, il desiderio di fondo della generazione Z è di portare più vita nel lavoro. Con una vera integrazione tra lavoro, passioni e interessi.

 

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Indagine generazione Z – lavoro: Fase 2 

Durante il terzo step i ragazzi rispondono alla domanda “quale lavoro preferisci in base ai tuoi interessi, trascurando gli aspetti economici?”. Le percentuali più alte sono state la creatività, l’interazione positiva con altre persone e gestire il cambiamento continuo.

I dati aggiungono però un ulteriore informazione: la generazione Z è anche più facilmente esposta a demotivazione se non stimolati e valorizzati.

Mentre a grande differenza dai Millennial, per gli Z il titolo di studio non è un fattore decisivo, per quanto necessario, ma ciò che conta maggiormente è la propensione ad adattarsi e le competenze su nuove tecnologie digitali.

Un altro aspetto affascinante è l’importanza che danno gli Z a combinare positivamente il lavoro con altre dimensioni di realizzazione personale.

Nell’ultimo step dell’indagine viene chiesto ai ragazzi, già avviati nel mondo del lavoro, in che modo sono riusciti a trovarlo. Ciò che i dati mettono in luce è una realtà sempre più vera: Il 22,8% grazie a segnalazioni da parte di familiari o conoscenti, mentre il 16,5% di propria iniziativa con l’invio di CV.

Conclusione

Questa indagine è stata svolta sia a scopo di mettere a confronto in questo tema le due generazioni, Z e Millennial. Sia per dar modo agli stessi Zeta di esprimere la loro visione e di conseguenza, per dare alle imprese informazioni ormai necessarie per i processi di selezione.

Ciò che esce da questi dati è chiaro. L’evoluzione epocale in cui la generazione Z è cresciuta, ha instaurato fattori determinanti che spiegano la visione attuale che hanno sul lavoro.

Una cosa è certa: il mondo del lavoro è in continua mutazione, quello che accadrà in un futuro non possiamo darlo per certo. Per cui ciò che si può fare è creare le basi per poter affrontare al meglio tutto quel che verrà.