Al giorno d’oggi sentiamo sempre più spesso il termine Digital Detox, vediamo perché.
Ciò che rappresenta la nostra epoca, non è una novità, è l’avvento del digitale: La tecnologia, i progressi tecnologici, ma ancor di più… lo Smartphone.
Quando passeggiamo o ci spostiamo con i mezzi di trasporto o andiamo al ristorante, possiamo notare come persone di ogni età – dai ragazzi/e di 15 anni a donne/uomini over 70 – rivolgono costantemente, in compagnia o meno, la propria attenzione allo smartphone.
Ciò ci fa riflettere su quanto il digitale sia diventato pervasivo della nostra vita.
Di certo i vantaggi che porta sono indiscussi: nuovi posti di lavoro, progresso in tutti i settori, accesso a tutte le informazioni, maggiore possibilità di formazione…
Ma i lati negativi? Li nascondiamo a noi stessi!
Alcune ricerche hanno dimostrato che:
- Controlliamo il nostro cellulare in media 221 volte al giorno
- Più della metà (55%) dei giovani di età compresa tra 16 e 24 anni ammette di controllare il proprio smartphone nel cuore della notte
- Il 79% dei possessori di uno smartphone controlla il proprio apparecchio non più tardi di un quarto d’ora dopo essersi svegliato, ogni mattina
- Un terzo degli americani dice che, piuttosto che perdere il proprio cellulare, preferirebbe non fare più sesso
- Gli italiani in media spendono 3 h al giorno nell’uso dello smartphone, e di queste 3 h il 60% viene speso in distrazioni.
Leggere questi punti fa un certo effetto, poiché ci fa riflettere e ci mette davanti ad una realtà complessa e non sempre positiva.
Il problema non è lo strumento bensì l’uso che ne facciamo.
Oltre a rischiare di danneggiare le relazioni e perdere tempo, ciò che lo smartphone va ad implementare è la nostra incapacità di prestare attenzione: viviamo in uno stato di attenzione parziale continua.
Quando navighiamo in internet, “scrolliamo” i social o guardiamo la televisione, siamo sottoposti a un’enormità di informazioni.
Informazioni che portano il nostro cervello in “affanno”.
A livello sensoriale il nostro cervello processa più di 41 milioni di bit, ma quelli di cui riesce a prendere atto sono solo 40.
Questo ci fa capire che il grande mito del multitasking per il nostro cervello non è sostenibile, perché il nostro framework cognitivo è rimasto indietro.
La realtà è che il digitale è estremamente più veloce dell’evoluzione dell’uomo, e noi stiamo affrontando questa rivoluzione digitale con una mentalità analogica.
Come detto precedentemente il vero problema è la concentrazione: all’aumentare dell’informazione diminuisce l’attenzione, e al diminuire dell’attenzione di conseguenza diminuisce la nostra produttività.
Questo va poi a influire, oltre che nella vita privata, anche in quella lavorativa, ed un cattivo uso della tecnologia, fa sì che ci sia:
- 40% perdita produttività giornaliera al lavoro
- 33% aumento errori durante il lavoro
- +2 ore tempo giornaliero di recupero dalle distrazioni
Tutto questo discorso non si traduce nel doversi staccare totalmente dal mondo digitale, o di non usufruire delle possibilità che la tecnologia ci fornisce, ma nel fare una riflessione finalizzata a capire come utilizzare in maniera corretta il digitale e i suoi strumenti.
In poche parole: Digital Detox.